«La descrizione che Vance fa del mondo in cui è cresciuto è una lettura fondamentale in questo periodo storico.»
The New York Times
«Non c’è dubbio: il ragazzo sa scrivere e sa di cosa parla.»
la Repubblica - Enrico Deaglio
«Il caso editoriale che ha riportato l’attenzione dell’opinione pubblica sui “poveri bianchi” degli Stati Uniti.»
La Lettura - Corriere della Sera
«Allo stesso tempo uno splendido racconto autobiografico e un’analisi culturale dei bianchi della classe operaia americana… un libro affascinante.»
The Wall Street Journal
«Sincero, concreto, straziante. Un libro superbo.»
New York Post
Il libro che ha rivelato al mondo l'anima profonda dell'America
I nonni di J.D. sono sporchi, poveri e innamorati quando emigrano giovanissimi dalle regioni dei monti Appalachi verso l’Ohio nella speranza di una vita migliore. Ma quel sogno di benessere e riscatto è solo sfiorato, perché prima di diventare uomo il loro nipote lotterà a lungo con la miseria e la violenza domestica: una madre tossicodipendente, patrigni nullafacenti che si susseguono uno dopo l’altro, vicini di casa alcolisti capaci solamente di sopravvivere con i sussidi e lamentarsi del governo, in una regione in cui i tassi di disoccupazione sono sempre più alti e l’abbandono scolastico è alle stelle. Eppure quella che J.D. Vance racconta senza indulgenza ma con un amorevole orgoglio di appartenenza non è l’eccezione ma è la storia, in filigrana, di un Paese intero, di quel proletariato bianco degli Stati Uniti che nelle recenti elezioni presidenziali ha espresso la sua frustrazione portando alla vittoria Donald Trump.
Elegia americana celebra un’America silenziosa e dà voce a quella classe operaia dei bianchi degli Stati Uniti più profondi che un tempo riempiva le chiese, coltivava le terre e faceva funzionare le industrie. Quel mondo non c’è più, al suo posto solo ruggine e rabbia. E J.D. Vance diventa così il cantore, brutale e appassionato, dell’implosione di un modello, di un’idea. Di un sogno che è stato a lungo anche il nostro.