L’intimità della voce umana ci permette di riconoscere l’individuo non meno del suo aspetto fisico, svelandosi come espressione della sua unicità. Ciononostante, la tradizione filosofica ha reso la vocalità una “grande assente”, fondando l’ontologia sul concetto astratto di Uomo e tralasciando il dato reale della differenza sessuale dei soggetti, riducendo il femminile a una sotto-categoria del maschile. La storia della voce costituisce così il rovescio delle grandi questioni che sin dall’inizio hanno attraversato la filosofia. Cavarero ripercorre le origini di questa rimozione, ricostruendone le molteplici implicazioni linguistiche, filosofiche e politiche